BUON COMPLEANNO PALAWHIRLPOOL

Domani, sabato 6 dicembre 2014, il palasport di Masnago, oggi PalaWhirlpool, compie 50 anni dall’inaugurazione avvenuta esattamente mezzo secolo or sono. Quella che potete leggere qui sotto è la lettera che la Pallacanestro Openjobmetis Varese ha scritto alla sua Casa per ricordare questo mezzo secolo di storia vissuta assieme. Buona lettura.





Caro PalaWhirlpool,



da cinquant’anni fai battere forte i cuori degli appassionati di pallacanestro di Varese, città dove il basket è una religione. Quando sei stato inaugurato, il 6 dicembre 1964, tolti i ponteggi, sistemato il piazzale e rimosso definitivamente il cantiere che aveva richiesto tre anni di lavoro, sembravi un’astronave rotonda con tante gambe che si protendevano in alto, atterrata a Masnago da chissà dove, ai piedi del Sacro Monte e del Campo dei Fiori. Per te il sindaco Lino Oldrini e il patron Giovanni Borghi, proprietario, sponsor e tifosissimo della Ignis, avevano scelto quello spiazzo accanto allo stadio Franco Ossola per dare vita alla cittadella dello sport varesino.



La vecchia e gloriosa palestra di via XXV Aprile, in centro città, da tempo non riusciva  più a contenere i tanti, tantissimi tifosi che ad ogni partita dei gialloblù premevano per entrare. La passione per la pallacanestro era straripante: insufficienti ormai le due tribune in tubi Innocenti, soprattutto dopo che le autorità avevano impedito l’accesso alla storica balconata, un loggione in stile scaligero per i palati fini del basket cittadino. Il primo scudetto del 1961 aveva fatto esplodere ancor più la passione e così il sindaco dell’epoca aveva pensato a te, ad un moderno palazzetto per ospitare quello sport che dal 1945 attira praticanti e tifosi in numero crescente. E Giovanni Borghi, l’industriale che ha fatto epoca e storia nell’economia italiana ma anche nello sport, abbracciò entusiasta quell’idea che aveva in mente da tempo. Dare una casa grande, moderna, accogliente, sicura per la Pallacanestro Varese che dopo il primo scudetto era chiamata ad affrontare gli impegni internazionali: le coppe europee.



Che emozione quando per la prima volta i giocatori hanno scoperto i tuoi moderni spogliatoi, ai quali si accedeva proprio dalla tua pancia, percorrendo quei corridoi un po’ bui sotto le tribune. Altro che la piccola stanzetta al primo piano della Casa dello Sport: tu offrivi comfort e modernità, docce in gran numero, lo spazio per il tavolo dei massaggi. E una volta indossate le lucenti tute in raso, gli atleti di Varese, prima di avvicinarsi allo scivolo che porta al campo in parquet (che meraviglia!) potevano sentire il tuo cuore pulsare sempre più forte. E capire bene quanto la loro gente fosse pronta a sostenerli, incitarli, aiutarli con cori e applausi spellamani. Che fosse la partita inaugurale con la All’Onestà di Milano (vittoria della Ignis per 78-64) o per una delle tante battaglie di campionato e di coppa Europa che hanno costruito la leggenda di Varese. Con tanti altri trionfi a corollario. In Italia e nel Vecchio Continente. Ricordi il boato di gioia per le vittorie sul Real Madrid, i trionfi sul Cska Mosca, sullo Slavia Praga e il tifo pazzesco per la tua squadra del cuore o la selva di fischi che accoglievano in campo il Principe Cesare Rubini quando, con mossa teatrale, si presentava in panchina a riscaldamento quasi finito per una delle mille sfide del suo Simmenthal alla Ignis?  E quella scazzottata in campo fra SuperDino Meneghin e Art Kenney: se le davano di santa ragione per la loro squadra, i loro colori. Poi fuori dal campo un’altra storia. Tanto da diventare poi amici nella vita. E che festa quando i tuoi vincevano. Per quelle partite le tue gradinate diventavano improvvisamente piccole, sovraffollate ovunque, non c’era posto neppure sui gradoni delle scalinate. Oltre cinquemila varesini impazziti dentro il loro teatro. E quante altre emozioni hai vissuto e hai regalato in 50 anni di onorata carriera. Offrendo anche uno spaccato di civismo e civiltà. Dagli spalti, quando l’arbitro fischiava qualcosa che al tuo pubblico non piaceva, arrivavano come oggi fischi e improperi, ma soprattutto si imponeva il coro che partiva dai distinti: “Non è vero, non è vero” gridavano quelli del Basket Club, ricordi? E quel grido diventava presto di tutto il palazzetto. Un segno di civiltà: i tempi – ahimè – poi sono cambiati, e non solo a Varese.



La tua storia è quella della Pallacanestro Varese: sulle tue panchine sono passati giocatori e campioni come Paolone, Dino, Manuel, Aldo (più di uno), Dodo, Iwan, Ricky, Flabo, Bob, Marino, Lucky, Charlie (più di uno e che basket giocavano!), Meo, Corny, Cecco, Max, Poz, Menego e un’infinità di altri: bravi, meno bravi o fuoriclasse, te li ricordi tutti, anche quelli che ti hanno fatto ammattire. Ma tutti comunque orgogliosi di allenarsi ed esibirsi sul tuo campo. E allenatori come Rico, Vittorio, Sergio, Nico, Aza, Sandro, Charlie, Giancarlo e tanti altri che hanno fatto vivere momenti straordinari a te e al tuo pubblico. Poi presidenti: da Bettinelli ai Borghi, a Tedeschi, quindi la famiglia Bulgheroni, i Castiglioni e infine il Cecco. Ora c’è Coppa e il Consorzio Varese nel Cuore che pensano a noi e a te. Tutti con il loro stile, la loro impronta. E pochi general manager ma tutti bravissimi: ne ricordo alcuni, Marelli, Gualco, Zanatta fino a Vescovi oggi. Tutti a loro modo sempre coinvolti emotivamente. Perché giocare a Masnago per questa maglia, sotto la tua cupola, regala sensazioni uniche, speciali.



Poi un giorno ti sei fatto anche un po’ vanitoso e hai deciso, ed era una prima per l’Italia, di sfoggiare l’argenteria di casa sulle tue volte. Ti sei regalato gli stendardi verdi che raccontano i trionfi della squadra: per ricordare a chi entra a Masnago quanto si è vinto qui, sotto quella cupola che amplifica e potenzia la voce del pubblico quando parte per sostenere Varese. O per gridare un collettivo “cata su” ai rivali sconfitti nei derby lombardi.



Nei tuoi cinquant’anni di storia la passione di chi entra a Masnago non è cambiata, neppure dopo una retrocessione o un campionato di LegaDue. Le delusioni più cocenti non hanno rotto questo incantesimo che resta intatto fra la Pallacanestro Varese e la sua squadra e il Palasport. Nel tempo ti sei concesso lavori di ammodernamento e di miglioria (1989 e 2011). Hai vissuto e fatto la storia di Varese. Sulle tue gradinate si sono cementate amicizie, sono sbocciati amori, si sono intrecciate discussioni interminabili su quale giocatore fosse meglio per la tua squadra, sul perché di quella mossa dell’allenatore o su quella contromossa del rivale. Tu, sornione, ascoltavi e ascolti ancora oggi compiaciuto quelle chiacchiere dei tifosi. Ogni volta ti fanno sentire il padrone di casa perfetto di una famiglia allargata grandissima e appassionatissima.



Qui hai riabbracciato i tuoi campioni di ieri e dell’altro ieri, accolto quelli nuovi. O hai salutato con applausi struggenti quando è stato il momento del distacco. Allo scudetto della stella hai regalato, con mossa spettacolare, una pioggia di stelle dorate scese dalla tua sommità mentre in campo i galletti dei Roosters erano impazziti di gioia quanto e più del tuo pubblico festante. Lo stesso che hai chiamato a raccolta quest’anno quando hai riabbracciato uno di loro, di nuovo a casa, facendo vibrare tutti i tondini in ferro, i tuoi nervi, che sostengono la volta e che ti danno forza e vitalità.



I più giovani forse non lo sanno, ma nella tua storia ti sei divertito e compiaciuto di ospitare anche partite di tennis da tutto esaurito con i leggendari Laver, Newcombe, Roche e Rosewall, incontri di pugilato di livello, il volley, anche la ginnastica artistica. Ma non solo sport: ti sei regalato anche concerti di musica classica e rock. Sotto le tue volte si sono esibiti – fra gli altri - il maestro Claudio Abbado ma anche i Jethro Trull o Francesco Guccini e tanti altri cantautori e musicisti.



La tua forza sono i giovani e giovanissimi che qui hanno calcato e calcano ancora il parquet dopo ogni partita. Ecco, loro sono tutti figli tuoi, la tua linfa, cresciuti a pane e basket grazie a nonni e papà che nel loro dna hanno questa passione infinita per la Pallacanestro Varese. Quei piccoli entusiasti che corrono dietro ad un pallone da basket sul tuo parquet sognano un giorno di regalarti un altro vessillo da appendere sulle tue volte. Magie che soltanto Tu e la gente di Varese può capire, apprezzare.



Buon compleanno PalaWhirlpool, arena di mille battaglie e di mille leggende.





La tua Pallacanestro Varese